Nomofobia

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Il termine nomofobia deriva dall’inglese “no mobile phobia” e si riferisce al terrore di rimanere sconnessi dalla rete mobile, di non poter accedere ai social network e quindi di essere tagliati fuori dalle reti sociali. I sintomi sono molto simili agli attacchi di panico, stati d’ansia e frustrazione, angoscia, difficoltà a respirare, vertigini, nausea, sudorazione, tremori. La pandemia di COVID-19 ha amplificato la fame d’interazione virtuale: la paura del contagio e il distanziamento sociale hanno portato a un utilizzo massiccio dei dispositivi multimediali, ma allo stesso tempo, in alcuni casi, hanno portato a una vera e propria dipendenza. La nomofobia è un problema emergente. Il numero di studi è cresciuto notevolmente da quando questo concetto è stato coniato per la prima volta nel 2008. Una prima meta-analisi, pubblicata su PlosOne, riporta la prevalenza globale aggregata della nomofobia tra diverse popolazioni utilizzando diversi strumenti di misurazione. La prevalenza della nomofobia grave è di circa il 21% nella popolazione adulta generale. Gli studenti universitari sembrano essere i più colpiti dal disturbo. Studi futuri potranno, rivolti a un’ampia gamma di età e una più ampia distribuzione geografica, forniranno una migliore strategia di salute pubblica per prevenzione e screening.
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